3 casi in cui sbagli a inserire la virgola

La punteggiatura è il settore della lingua con il minor numero di regole rigide perché deve adattarsi ai diversissimi modi in cui un concetto può essere espresso o un tema può essere spiegato e raccontato. Tra tutti i segni di interpunzione, la virgola è però quello che ha, in effetti, un numero molto limitato di leggi che ne regolano l’uso.

Sono poche ma vanno tenute a mente per evitare di far storcere il naso al tuo lettore.
Vediamo in quali casi stiamo usando in modo scorretto la virgola:

–    Inserire la virgola tra soggetto e verbo, o tra verbo e complemento (sia diretto che indiretto), o tra il verbo di forma passiva e il suo complemento d’agente.
Per dirla in soldoni, è sbagliato separare il verbo dai suoi argomenti.
Nella frase “Le mele sono il frutto che preferisco” non c’è motivo di separare con una virgola le mele dal resto della frase.
Le frasi in cui il soggetto è molto lungo, tanto da contenere anche una frase, come: “Le norme che regolano l’utilizzo della punteggiatura” (continuerebbe con: “sono poche ma importanti”), sono quelle in cui di solito l’autore è più tentato di inserire la virgola perché vorrebbe far corrispondere la virgola con la pausa che prenderebbe nel parlato per ovviare alla distanza tra soggetto e verbo e alla sua lunghezza fonosintattica, ma di nuovo non c’è alcuna ragione per farlo se non si hanno precisi fini comunicativi o non si vuole dare proprio l’idea del parlato, con le sue pause e i saliscendi d’intonazione.
Vuoi degli esempi di queste eccezioni?
“Lui, mi chiese che cosa facevo e se avevo molto usato la chitarra in quei mesi” (Pavese).
“Si sente così stanca e triste, la signora Leuca” (Pirandello).
“Un tema niente affatto leggero come la sofferenza d’amore, viene dissolto da Cavalcanti in entità impalpabili” (Calvino).

–    Un altro errore consiste nel non distinguere tra relative esplicative e relative restrittive.
Le relative esplicative aggiungono giudizi, valutazioni, descrizioni, e in quanto tali possono essere isolate da una virgola di apertura e una di chiusura. 
Per esempio: “Gli impiegati, che sono stati molto produttivi, riceveranno un aumento”.
Le relative restrittive invece forniscono informazioni che servono a identificare la persona o la cosa, e in quanto tali non devono essere separate con la virgola dal nome di cui predicano qualcosa.
Per esempio: “Gli impiegati che sono stati molto produttivi riceveranno un aumento”.
La differenza è importante: nel primo caso tutti gli impiegati sono stati molto produttivi e avranno l’aumento, nel secondo caso solo gli impiegati che sono stati molto produttivi riceveranno l’aumento.

–    Ultimo errore, credo il più frequente in assoluto, è quello di aprire ma non chiudere un inciso. Questo è un errore che non ammette scusanti, a differenza della virgola tra soggetto e verbo che, in modo consapevole, può prevedere licenze autoriali.
Esempio: “Giulia, siccome ha poca fame, lascia nel piatto tutta la pasta”.
Non si può scrivere: “Giulia, siccome ha poca fame lascia nel piatto tutta la pasta”.
E non si può nemmeno scrivere: “Giulia siccome ha poca fame, lascia nel piatto tutta la pasta”.

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