Editing sul testo: spiegazione lunga

Se stai leggendo questa pagine è perché vuoi sapere nei minimi dettagli come funziona l’editing sul testo e cosa ti aspetta. Ho provato qui a formulare tutte le domande che si può fare un autore che non ha mai sentito parlare di editing e a rispondere con parole chiare e semplici, spero sia d’aiuto.

“L’editing sul testo – quella cosa che dici essere fatta con i commenti – come funziona?”

L’editing sul testo funziona così: revisioniamo insieme il testo partendo dai macro-problemi narrativi e strutturali; per poi correggere stile e sintassi riga per riga e, infine, dedicarci a ogni singola parola e lettera.

Miglioriamo ciò che c’è, eliminiamo quello che non serve, aggiungiamo ciò che manca. Tutto affinché la tua narrazione venga fuori con chiarezza dirompente.

Prendiamo il manoscritto e lo analizziamo sotto ogni punto di vista, rispettando sempre quello che tu vuoi dire.

“Mi spieghi meglio in cosa consiste?”

Leggo il tuo romanzo e controllo se tutto funziona in ogni suo aspetto.

Attraverso lo strumento “revisione” inserisco dei commenti a lato del testo: all’inizio i commenti riguarderanno soprattutto le scelte narrativo-strutturali; dopo passeremo a controllare stile e sintassi; e, alla fine, ci dedicheremo a grammatica e ortografia. Passeremo dal grande all’infinitamente piccolo – attenzione, quel punto è in corsivo, correggere! Sì, queste cose qui.

“Cos’è l’editing narrativo-strutturale?”

L’editing comincia con quello che chiamiamo editing narrativo-strutturale, cioè la revisione che si occupa delle macro-modifiche narrative: è il momento in cui decidiamo come dev’essere fatto, a livello di trama, personaggi, arco narrativo, capitoli e scene, il tuo romanzo. Se c’è da modificarne lo sviluppo, l’ambientazione, dei personaggi o altro.

Ogni romanzo è un sistema di più elementi narrativi: uno o più protagonisti, uno o più personaggi secondari, una o più ambientazioni, uno o più obiettivi, uno o più conflitti, una curva della tensione, una risoluzione, tanti (o pochi) dialoghi e la struttura del testo, ovvero: la cernita, la scrittura e il montaggio delle scene e dei capitoli.

Parlo di “sistema” e non di semplice “somma” perché il sistema è formato da diversi elementi reciprocamente interconnessi e interagenti tra loro, esso reagisce o si evolve come un tutto.

Il tuo testo evolve e interagisce (con il lettore, con il narratore, con l’autore, con gli altri romanzi appartenenti allo stesso genere, con il suo ambiente culturale, con il determinato momento storico in cui viene prodotto) come un tutto e, ogni volta che modifichi anche leggermente un aspetto del romanzo, tutto il sistema deve cambiare, adattarsi, rivedere i suoi confini e la sostanza di cui è fatto.

A questo serve l’editing narrativo-strutturale: ci occuperemo di tutti i problemi che riguardano gli elementi narrativi, tenendo conto che non sono slegati fra loro, ma si muovono all’interno di un sistema fortemente interconnesso.

È in questo tipo di editing che si avanzano proposte di modifica quali:

Il capitolo 3 è vuoto poiché non accade nulla né che porti avanti la trama né che dia nuove informazioni al lettore, consiglio di eliminarlo”

Il momento in cui Giorgia sta per uccidere Laura è il punto di massima tensione del tuo romanzo, ma in questa prima bozza avviene troppo presto nell’economia del testo, va spostato più avanti, per esempio a pagina…

Il capitolo 12 è troppo denso di eventi e informazioni: va suddiviso in due capitoli più brevi perché il lettore possa assorbire tutti i contenuti con calma ed essere agevolato nella comprensione della trama

Il tuo protagonista ha una menomazione, va benissimo, ma questo aspetto del personaggio non può NON incidere sulla trama, non creare impedimenti o andare a concorrere nella costruzione della sua personalità e dei suoi stati d’animo all’interno della storia, è il caso quindi di rivedere il testo in questo senso, per esempio potresti…

Il personaggio secondario di Ludovico al momento supera, per interesse e forza del conflitto che lo riguarda, il protagonista della storia

Il personaggio secondario di Giulio al momento ha un buon inizio di arco narrativo, ma sparisce intorno a pagina 120 e l’autore si dimentica di portare a compimento la sua storyline

Il colpo di scena a pagina 230 è stato anticipato dalla scena del capitolo 5, per evitare che il colpo di scena sia depotenziato da quella anticipazione, consiglio di eliminare la scena del capitolo 5 o modificarla in modo da renderla meno comprensibile, per esempio potresti…

Hai diviso la storia in ‘blocchi’ temporali troppo netti, questo fa sì che – alla fine di ogni blocco – il lettore non abbia più la curiosità di proseguire nella lettura; consiglio di mescolare analessi, prolessi e storia del presente per permettere un più alto livello di coinvolgimento emotivo e suspense, ti consiglio di modificare il montaggio delle scene in questo modo…

Insomma l’editing narrativo-strutturale è il momento in cui decidiamo come dev’essere fatto, a livello di trama, personaggi, arco narrativo, capitoli e scene, il tuo romanzo. Se c’è da modificarne lo sviluppo, l’ambientazione, i dialoghi, gli inserti, alcuni personaggi o altro. Non sempre serve, ma spesso, in maniera più o meno lieve, sì.

L’editing narrativo-strutturale si presenta come commenti sul testo, a volte accompagno il manoscritto vero e proprio a un documento a parte in cui indico, in maniera discorsiva ma precisa, i vari problemi e come affrontarli. Poiché i testi sono tutti diversi oltre che unici e il lavoro, per essere efficace, deve essere personalizzato allo specifico manoscritto, scelgo il metodo migliore a seconda di quello che ritengo, per esperienza e competenza, più indicato.

“Cos’è invece l’editing stilistico?”

L’editing stilistico, com’è evidente, riguarda la revisione dello stile.

Non è facile definire in poche parole cosa sia lo stile, ma potrei riassumerlo come le parole che scegli per scrivere la tua storia e il modo in cui le incastri. Perché c’è un cosa (l’oggetto del tuo testo) e un come (il modo in cui l’oggetto viene narrato). Lo stile è il “come” della narrazione.

Lo stile è, per sua natura, personale e caratteristico dell’autore. Il compito dell’editor è quello di aiutare lo scrittore a tirare fuori la giusta selezione e combinazione di parole per esprimere al meglio quello che vuole dire. Per farlo io mi concentro principalmente su tre aspetti: la selezione dei vocaboli, la posizione delle parole all’interno della frase (e delle frasi all’interno del periodo) e l’uso della punteggiatura.

Infatti, ciò che lo scrittore ha l’obbligo di fare e su cui l’editor deve vigilare con attenzione – e, ogni tanto, suggerire esempi e soluzioni – è:

Selezione dei vocaboli: qual è la parola più adatta al concetto che voglio esprimere? Tra due sinonimi, quale ha la sfumatura di significato che voglio? E quale rispecchia meglio l’atmosfera che voglio creare? Quale si adatta al ritmo del periodo (Marco è una persona dotata di… “tatto”, una parola breve e dura con tutte quelle t? O “sensibilità”, lunga e morbida, con la presenza numerosa delle i che rendono il suono dolce e la a finale aperta?). La precisione nella scrittura è tutto. Per questo, nella faccenda della selezione dei vocaboli, rientra anche il lunghissimo capitolo delle ripetizioni: ripetizioni di parole, ripetizioni di concetti, ripetizioni di suoni, ripetizioni di ripetizioni. Le ripetizioni in un testo denotano sciatteria, banalità, poca fantasia; noi le troveremo e le uccideremo una a una.

La costruzione della frase e il rapporto delle frasi tra loro: inizio la frase dal soggetto, dal verbo o dal complemento? L’avverbio lo inserisco prima o dopo il verbo? Scrivo prima l’aggettivo qualitativo o quello quantitativo; ma poi, è necessario l’aggettivo quantitativo? Su quale parola di una frase si concentra di più l’attenzione del lettore: la prima o l’ultima?

La punteggiatura: la punteggiatura, se uno ci pensa, è magia. Essa, contemporaneamente, soddisfa diverse necessità: dà una gerarchia alle frasi, organizzandole concettualmente e graficamente; dice al lettore dove fermarsi a respirare; e infine dona ritmo alla lettura. Sbagliare la punteggiatura è come prendere un ottimo testo, farlo a pezzettini, infilare i pezzettini in una pignatta, scuoterla molto forte e poi estrarre i bigliettini e cercare di creare un buon romanzo utilizzando solo l’ordine cronologico di estrazione. Certo, magari le parole scelte sono meravigliose, ma sono quasi certa che non si capirebbe nulla comunque e il testo da ottimo diventerebbe terribile. Non farlo accadere alla tua storia.

Precisazione sulla suddivisione tra editing narrativo-strutturale e editing stilistico

Io, in questa spiegazione, separo editing narrativo-strutturale dall’editing stilistico per darti un’idea di quanti aspetti possono essere presi in considerazione durante un editing e anche perché sarebbe inutile correggere, ad esempio, la virgola di una frase se poi il capitolo in cui la frase è contenuta, per ragioni narrativo-strutturali, andrebbe eliminato o pesantemente modificato. Sarebbe come lucidare il cofano dell’auto mentre dal motore fuoriesce un fumo nero densissimo: prima occupiamoci del guasto del motore, poi lucidiamo la macchina. Per questo l’ordine ideale durante un editing sarebbe: prima occuparsi dell’editing narrativo-strutturale, poi dell’editing stilistico. Tuttavia – e qui c’è la precisazione da vecchia zia puntigliosa – non è quasi mai possibile dividere completamente lo stile dalla trama perché il modo in cui scrivi una storia è anche il modo in cui quella storia viene presentata e, di conseguenza, il modo in cui quella storia è nella sua essenza. Ciò è vero anche al contrario: la trama e la sua struttura hanno delle conseguenze dirette sullo stile da adottare. Quindi? Quindi nel primo giro di editing si affrontano i macro-problemi del testo, narrativo-strutturali e stilistici che siano, nei giri seguenti si lavora sempre più di fino andando a vedere sempre più nel particolare cosa funziona e cosa no nella scrittura.

“Va bene, editing narrativo-strutturale e editing stilistico. Lavorato su quello, ho finito?”

Se vuoi possiamo fermarci lì; altrimenti dopo l’editing si può proseguire con la correzione di bozze.

La correzione di bozze è la limatura della scrittura: il correttore, contrariamente a quanto si pensa, non legge il testo, ma guarda le parole e i segni di interpunzione.

Li osserva, dividendoli con freddezza dal resto del testo, perché se leggesse – trascinato dall’immaginazione e dal cervello che tende a completare le parole prima che gli occhi ci arrivino sopra – il suo sguardo scivolerebbe sopra gli errori; e lui non se lo può permettere.

Durante la correzione di bozze si controllano e si correggono tutti quei micro-errori grammaticali o di distrazione o di ortografia che sono sfuggiti all’autore: una lettera digitata male, un doppio spazio, quattro puntini di sospensione anziché tre, un plurale dove andrebbe il singolare, un accento grave al posto di quello acuto, una desinenza maschile dove andrebbe quella femminile, una virgoletta di dialogo aperta a cui manca la gemella di chiusura, un apostrofo girato al contrario, una virgola in corsivo dove dovrebbe essere tonda, lo spazio prima del punto di domanda, la lineetta che diventa trattino, la maiuscola quando non serve, il tempo verbale sbagliato, ecc.

Per essere correttori bisogna essere un po’ maniaci. Io lo sono.

Perché dico che “se si vuole” si può fare la correzione di bozze? Be’ perché la necessità di una correzione di bozze dipende da due cose:

I. Dipende da quanto è sporco il testo: la parola sporco in questo caso è gergo da editor, significa che dipende da quanti errori grammaticali-ortografici incappa un editor/redattore nel leggerti. Te lo dico già, qualche refuso ci sarà sempre. Sempre. Anche nei libri pubblicati e passati sotto l’occhio vigile di tre correttori scrupolosi ci sono, di solito, un paio di refusi in trecento pagine. Anche il tuo manoscritto avrà dei refusi, ma se il testo è piuttosto pulito – cioè ne contiene un numero limitato e che non va a inficiare lo scorrere della lettura – io non consiglio di pagare una correzione di bozze. Perché? Perché nessun editore rifiuterà un manoscritto che gli interessa per pochi refusi. Inoltre, tutte le case editrici fanno almeno un giro di correzione di bozze prima di pubblicare un libro, quindi non è detto che sia così utile pagare un correttore esterno per un lavoro che farà internamente la casa editrice gratis.

Discorso diverso sarebbe se il tuo testo fosse invece zeppo di refusi e errori grammaticali, ad esempio venti errori in ogni pagina, in quel caso meglio passare per un correttore esterno che far trovare un qual’è nella prima riga del tuo manoscritto.

II. Dipende se vuoi pubblicare con una casa editrice o autopubblicarti. Il perché credo si desuma da quanto scritto nel punto uno. Se pubblichi con un editore, almeno un redattore si immolerà all’altare della correzione di bozze puntigliosa; se autopubblichi – e quindi non passi per la redazione e per la correzione di bozze interna – il tuo testo arriverà al lettore così come l’hai scritto, refusi e piccoli errori compresi. In quel caso, il mio consiglio è di affidarti a un correttore che corregga tutto il correggibile prima di arrivare in mano al lettore (e alla sua recensione da una stellina su Amazon).

Bene, siamo arrivati alla fine della spiegazione lunga. Spero tu abbia ora le idee più chiare sul lavoro che ti aspetta con me. Se vuoi tornare alla pagina dell’editing per sapere il prezzo e trovare la risposta ad altre domande comuni, clicca qui.